This is a part of the tale of Leopold the II during his visit to the Forest and the valley and it is taken from the book ” Il Parco del Crinale tra Romagna e Toscana”, Alinari, 1992. Unfortunately, due to the old language, it was not possible to have a translation. Enjoy as you can!
Cavalcando da’ Galeata a Santa Sofia vidi nel fondoI della valle del Bidente una macchia nera nell’Appenníno, al certo foresta d’abeti d’importanza […] Desioso di conoscerla, presi la vía di Ridracolî, vidi poco dopo dístendersi alli occhi la scena selvosa nelle pieghe d’Appennino […] poi vidi la via spianarsí ín una valletta verde, profonda cinta da antica, altera foresta che un ruscello bagnava, e disse la guida Giovannetti essere la valle della Lama, il fosso chiamarsi della Sega […] la luce del giorno erasi estinta.
Il vecchio Giovannetti si mise innanzi col cavallo, il mío si fermò […] Si pernottò al convento dei padri camaldolesi […] La foresta dell’Opera sulla pendice precipítosa verso Romagna era manto a molte pieghe dell’Appennino, al lembo di quel manto apparivan le coste nude del monte, fra mezzo precipitavano Tranazzo, Montone, Rabbi, Bidente. Sulli spigoli acuti delle propaggíni del monte si vedevano misèri paeselli con le chiese: San Paolo in Alpe, Casanova, Pietrapazza, Strabatenza; ímpercettibili sentieri conducevano a quelli, e li dissero le guide i pericoli nel verno, la gente caduta e persa
nelle nevi, le lunghe sere rischiarate dalle tedie [nocchie d’abete che a turno tiene in mano uno della famiglia], i morti posti sui tetti per non poterli portare al cimitero, e nelle foreste í legatori del legname sepolti nella capanne […]
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